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Lo Stato, le Poste ed i risparmiatori italiani
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Editoriale di Alessandro Pedone
27 novembre 2013 14:31
 
Questa mattina sono stato alle Poste ed ho visto alcuni risparmiatori adirati allo sportello perché un investimento che avevano fatto non aveva dato i risultati che gli “erano stati promessi”.
Ho pensato ai molti articoli che abbiamo pubblicato su questo sito nei quali abbiamo messo in guardia i risparmiatori dal sottoscrivere qualunque prodotto finanziario fosse offerto dalla Poste ad eccezione dei tradizionali strumenti di risparmio postale emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Recentemente le Poste sono tornate agli onori delle cronache per la vicenda Alitalia. Infatti, avrebbero investito circa 75 milioni di euro nella decotta compagnia “di bandiera”.
Dai dati di bilancio pubblicati sul loro sito, l'ultimo esercizio si è chiuso con un utile di circa 1 miliardo di euro oltre metà di questo utile viene dai servizi finanziari­ assicurativi di Poste Vita, in sostanza la vendita di prodotti di risparmio, travestiti da assicurazioni. Tutti coloro che si occupano seriamente di queste cose sanno perfettamente che questi strumenti sono solo un modo per spillare soldi ai risparmiatori ignoranti. Non c'è nessuna buona ragione per mettere i soldi in questi prodotti rispetto a dei semplici titoli di Stato.
Facciamo un esempio concreto. In questo momento fra i prodotti in collocamento c'è “Postapresente Cedola”. Viene proposto con frasi suadenti come: “Quella bella sensazione che dà una piccola rendita”, oppure: “Il tuo capitale intatto. Una altro desiderio esaudito”. La verità è che solo una persona disinformata può pensare di investire i propri risparmi in un prodotto del genere. In primo luogo versando i soldi in questo prodotto si spende, fin dall'inizio il 3%. Ogni anno, poi, si paga, indirettamente, l'1% dell'investimento e quindi la “piccola rendita” di cui parla il depliant pubblicitario, è ben più piccola anche perché, agli attuali tassi di mercato, quasi la metà se la prende le Poste grazia all'ignoranza dei loro clienti.
I prodotti delle Poste non sono peggio di quelli delle altre compagnie assicurative e/o finanziarie, ma un conto è che ad ingannare i propri clienti sia un'azienda privata, altro conto è che sia lo Stato, seppure indirettamente, ad ingannare la gente.
Ciò che occorrerebbe è l'esatto opposto. Servirebbe che lo Stato si facesse promotore di iniziative legislative e culturali per svelare il trucco. Per rendere palese ciò che è evidente solo a chi è realmente dentro il settore. Così facendo si toglierebbero diverse decine di miliardi di euro all'anno dalle mani delle società finanziarie (banche e assicurazioni) e si rimetterebbero in mano ai risparmiatori, sopratutto quelli piccoli e piccolissimi che sono quelli più colpiti da questo problema.
Uno degli strumenti di quest'opera d'informazione potrebbe essere le “opzioni standard”. Lo Stato anche attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, potrebbe aggiungere ai prodotti finanziari di cui già dispone (e che possono tranquillamente coprire almeno il 70% delle esigenze finanziarie delle persone) altri strumenti finanziari pensati per le più comuni esigenze delle famiglie. Questi prodotti sarebbero esenti da trabocchetti di ogni sorta e dovrebbero essere indicati agli investitori come l'opzione di default che l'investitore può sottoscrivere senza necessità di dimostrare di avere una specifica competenza finanziaria oppure di essere assistito da un consulente finanziario. Questo non solo sarebbe un vantaggio per i risparmiatori che non si vedrebbero così “tosare” i propri risparmi da una sorta di tassa impropria, ma sarebbe anche un vantaggio per lo Stato di rifinanziare il debito pubblico con maggiore facilità.
Ovviamente tutto questo metterebbe in crisi il sistema bancario che vedrebbe diminuire pesantemente la sua rendita di posizione che oggi è costruita sull'ignoranza dei propri clienti.
 
 
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