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La storia insegna. 1800/2000: dalla Banca Romana alla Banca d'Italia
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Editoriale 
24 agosto 2005 0:00
 
Era l'ultimo decennio del 1800. L'Italia (in particolar modo Roma e Napoli) era nel bel mezzo di una crisi immobiliare dovuta ad eccessive speculazioni (conseguenza, fra l'altro, di leggi che favorirono la costruzione di un eccesso di immobili in quelle citta'). I prezzi degli immobili scendevano e molti cantieri chiudevano e con loro le societa' di costruzione le quali avevano cospicui debiti con le banche.
La situazione iniziava a diventare pericolosa a causa della cronica mancanza di denaro liquido che mise in serissimo pericolo numerose banche.
Fra queste, una piccola banca, la Banca Tiberina, nella quale detenevano una cospicua partecipazione azionaria la duchessa Litta e la contessa di Santafiora, due amanti del Re Umberto I di Savoia.
La piccola banca riusci' a non fallire solo grazie all'aiuto della Banca Nazionale e della Banca Romana, dell'allora Governatore Bernardo Tanlongo, gia' amico della regina e (da quel momento) anche amico del Re.
Tanlongo non era insolito a questo tipo di "aiuti" ai politici (fra i quali Giolitti e Crispi) ma questo tipo di operazioni (insieme alla situazione economica generale gia' accennata) misero in grave difficolta' l'istituto da lui presieduto.
La Banca Romana era uno degli istituti allora autorizzati ad emettere carta moneta. Tanlongo pernso' quindi di risolvere la grave situazione dell'istituto stampando moneta per un importo circa doppio rispetto ai 65 milioni di lire per i quali era autorizzata. Molta della carta moneta in eccedenza (inclusi 40 milioni di banconote false emesse in doppia serie) venne utilizzata per finanziare deputati e ministri.
Nel 1889, il senatore Giacomo Alvisi promosse una commissione d'inchiesta che scopri' queste e molte altre malefatte del sistema bancario di allora (tra le altre fu accertato un ammanco di cassa pari a 9.000.000 di lire, coperto abusivamente mediante l'emissione di biglietti a vuoto) ma Giolitti e Crispi riuscirono ad insabbiare il tutto per tre anni adducendo, fra l'altro, preoccupazioni sulle ricadute dell'intero sistema bancario.
Nel frattempo Giolitti tento' di far diventare senatore Tanlongo, ma nel 1892 i risultati dell'inchiesta vennero fuori e nel gennaio del 1893 scattarono i primi arresti eccellenti.
Non mancarono alcuni episodi da farsa: Giolitti sottrasse dei documenti importanti dall'inchiesta del senatore Alvisi. Quando li riconsegno' al presidente della Camera, insieme ai documenti sottratti comparvero delle lettere appassionate scritte dalla moglie di Crispi all'amante, il maggiordomo di casa. non sappiamo come Giolitti disponesse di queste lettere, ne' come siano finite in quei documenti.
Conclusione: Giolitti dovette dimettersi, ma qualche anno dopo torno' in auge a seguito della completa assoluzione. Sua e, ovviamente, di Tanlongo.
Venendo ai giorni d'oggi, forse questo episodio, passato alla storia d'Italia come il principale scandalo Bancario-Politico, potrebbe insegnarci qualcosa a proposito della vicenda Banca d'Italia.
Fiorani, ad esempio (tanto per citarne una) ha tolto dagli impicci la Lega Nord comprando la famosa CrediNord che ha messo sul lastrico alcune migliaia di cittadini "padani" che incautamente avevano dato soldi alla Banca di Bossi. Guarda caso, dopo quella vicenda, la Lega Nord, con la scusa di difendere le Banche della "Padania" dall'invasione degli stranieri e' diventata la principale sostenitrice della Banca Popolare Italiana (nuovo nome della ex-banca di Fiorani).
Che dire degli intrecci fra Berlusconi ed una parte degli scalatori e fra la sinistra ed un'altra parte degli scalatori (specialmente sulla vicenda BNL)? Di una cosa possiamo essere certi: tutti i principali (sottolineo: principali) protagonisti di questa vicenda ne usciranno senza nessuna condanna passata in giudicato. La storia insegna.
 
 
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