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Strumenti finanziari derivati alle piccole aziende: l'ennesimo scandalo finanziario
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Editoriale 
14 dicembre 2004 0:00
 
Oggi si apre in commissione finanze l'indagine conoscitiva sui prodotti finanziari derivati, venduti alle imprese, che stanno pesando drammaticamente sui bilanci di centinaia di migliaia di piccole aziende italiane. L'indagine parlamentare si aprira' con l'audizione della Confindustria.
Il metodo e' sempre il solito: le banche approfittano dell'ignoranza finanziaria dei clienti per rifilargli prodotti che abbelliscono i propri bilanci ed impoveriscono le tasche dei clienti. Firma qui, firma qui e firma qui. ed il gioco e' fatto.

In questo caso il gioco era il seguente: le aziende chiedevano finanziamenti e queste le concedevano solitamente a tassi variabili perche' "piu' convenienti".
Ovviamente il tasso variabile presenta il rischio che i tassi di mercato salgano smisuratamente. ed allora la banca proponeva un contratto che "proteggeva" contro questo rischio.
Un contratto del genere esiste ed e' oggettivamente utile. Si chiama swap ed e' un contratto in base al quale due parti si scambiano un flusso di interessi a tassi fisso con uno a tasso variabile su un capitale nominale prestabilito. Una persona, indebitata a tasso fisso, ritiene piu' conveniente correre il rischio di passare al tasso fisso. Una seconda persona, indebitata a tasso variabile, preferisce essere indebitata a tasso fisso. I due soggetti decidono quindi di sottoscrivere un contratto con il quale si scambiano i due flussi di interessi.

Fin qui la teoria, poi arriva la "finanza creativa".
Posso inventarmi contratti swap nel quale una parte si impegna a corrispondere un tasso crescente man mano che passano gli anni contro un tasso variabile. Che senso avrebbe un contratto del genere, ovviamente dipende dai tassi che si inseriscono nel contratto, ma in linea di massima non ha una grande logica finanziaria alle spalle. Almeno non per il cliente, ma per la banca si, eccome!
Cosi' sono nati contratti swap che prevedono lo scambio di tassi da variabile a fisso assolutamente fuori mercato. In sostanza sono semplicemente una fonte di ricavi impropria per la banca.
La banca non corre nessun rischio perche' l'elemento aleatorio del contratto e' coperto facendo un'operazione inversa sul mercato a prezzi corretti. La differenza fra il prezzo fuori mercato praticato al cliente ed il prezzo di mercato, costituisce l'ingiustificato profitto per la banca (si noti che il cliente avrebbe potuto piu' semplicemente fare il finanziamento a tasso fisso o, se in quella particolare fase di mercato era conveniente, fare il finanziamento a tasso variabile e coprirsi con uno swap acquistato sul mercato, anche presso la stessa banca).

E' legale tutto questo? Ovviamente si tratta di una macroscopica violazione del principio di "best execution" (Regolamento Consob 11552 art. 26 c.1 punto f) e art. 32). Le banche, in questo caso, si sono cautelate inserendo nel contratto una clausola di stile nella quale l'imprenditore afferma di essere un "operatore qualificato" ai sensi dell'art 31 del succitato regolamento. Agli operatori qualificati, infatti, non si applicano la normativa che la legge ha previsto per i normali investitori.
Si tratta evidentemente di un giochino che dimostra la malafede degli intermediari finanziari. Come si puo' pensare che un fabbro, un agricoltore o un commerciante sia un operatore finanziario qualificato?
Ancora una volta, purtroppo, saranno i tribunali a dirimere la questione.
La maggior parte delle aziende sara' costretta a pagare e tacere perche' non e' in condizione di fare un'azione legale contro la banche ed il sistema, nel suo complesso, avra' lucrato un ennesimo ingiustificato profitto.
 
 
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