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TFR: l'unica via logica e' quella del rinvio di sei mesi
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Editoriale 
20 giugno 2007 0:00
 
Soltanto tre settimane fa, la Covip (l'organo di vigilanza sui fondi pensione) ha terminato di deliberare le disposizioni attuative della riforma della previdenza integrativa.
Fra i lavoratori regna moltissima confusione.
Secondo un sondaggio promosso dal settimanale Economy (eseguito selezionando su oltre 1000 contatti un campione rappresentativo di 379 individui, quindi un po' pochini...), l'89% dei lavoratori dipendenti italiani, oggi, saprebbe che entro giugno dovra' decidere la destinazione del suo Tfr. Solo la meta' ha gia' fatto la sua scelta. Di questi, circa tre quarti lo lasceranno in azienda, il 13% lo destinera' ad un fondo negoziale chiuso, il 5% a un fondo aperto, e il restante 10% a un piano individuale pensionistico.
Secondo un sondaggio piu' approfondito pubblicato ieri da "Il Sole 24 ore" , alla data del 18 Giugno 2007, cioe' a meno di due settimane dalla data di scadenza, ancora il 42% degli intervistati dichiara avere poca a nessuna informazione.
Fra le ragioni di coloro che hanno scelto di lasciare il TFR in azienda, il 20% dichiara di averlo fatto perche' non ha informazioni chiare.
In un contesto come quello descritto da queste analisi, visto e considerato che non vi e' nessuna urgenza di "chiudere la partita" entro il 30 Giugno 2007, la soluzione ragionevole sarebbe di concedere una proroga per il meccanismo del silenzio-assenso.
Questo e quello che suggerirebbe il buon senso, ma non sembra essere quello che ha in mente il Ministro Damiano.
Sempre ieri, infatti, Giovanni Pollastrini, consulente del ministro Cesare Damiano, ha dichiarato, "la scadenza e' quella, non abbiamo intenzione di creare altra confusione a soli undici giorni [dal 30 giugno] e confidiamo di raggiungere l'obiettivo"

Francamente, una volta constatato che gli italiani non hanno ancora sufficiente informazione in materia di previdenza complementare, non comprendiamo perche' mai ostinarsi con una data che non ha alcun senso. L'informazione fatta dal Governo su questo tema e' -a voler essere buoni- insufficiente. Invece di prenderne atto, il Ministro sembra orientato verso una impuntatura incomprensibile.
Da parte nostra, non possiamo che ribadire che tutti i lavoratori che reputano di non avere ancora sufficienti informazioni dovrebbero fare una cosa molto semplice: firmare il modulo per lasciare il TFR in azienda e prendersi poi tutto il tempo necessario per fare in primis un'analisi della propria situazione previdenziale pubblica, poi uno studio indipendente sul funzionamento dei fondi pensione e poi decidere il da farsi.
 
 
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