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Utili delle banche in netta salita, economia in crisi. chi paga?
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Editoriale 
22 marzo 2005 0:00
 
Nei passati 15 giorni le principali banche italiane hanno presentato i bilanci del 2004 con fortissime crescite negli utili netti (salvo poche eccezioni come BNL e Meliorbanca).
Banca Intesa, Unicredit, Capitalia (per citare solo le banche piu' grandi) hanno presentato tutte bilanci con utili in forte (talvolta fortissima) crescita.
Il Monte dei Paschi di Siena, secondo le anticipazioni, dovrebbe presentare una crescita dell'utile pari al 16% intorno ai 500 milioni di euro!
La CariFirenze (una della banche maggiormente coinvolte nella vicenda Cirio) ha presentato un utile di 102,3 milioni di euro (+20,8%).
Banca Intermobiliare: +22,1% a 33,3 milioni di euro. Banca Desio: + 56,3% utili a 31,46 milioni di euro. Bipielle Investimenti: +119,37% a 140,9 milioni di euro.
Insomma, senza stare a fare l'elenco completo, si vedono dei numeri a tratti impressionanti. Tanto piu' impressionanti se si pensa che l'economia nel 2004 e' andata molto male.
Le banche, di solito, dovrebbero seguire il ciclo economico dal momento che quando le cose vanno male aumentano drasticamente le sofferenze bancarie con ripercussioni sugli utili.
Come hanno fatto questo banche a fare questi risultati?
Leggendo i bilanci si osserva come la voce commissioni sia quella che ha maggiormente contribuito all'utile e che presenta incrementi maggiori. Le banche che hanno come principale vocazione quella di offrire servizi d'investimento hanno mostrato i risultati piu' "brillanti".
In altre parole, gli utili di queste banche derivano in buona parte dalle commissioni che le banche percepiscono sui conti correnti e sull'intermediazione finanziaria: commissioni sui fondi comuni d'investimento, obbligazioni strutturate, polizze vita a prevalente contenuto finanziario, gestioni patrimoniali, ecc.
Vista la mala parata degli anni passati le banche hanno pensato bene di aumentare in maniera spropositata le commissioni sui loro servizi (sia bancari che d'intermediazione finanziaria) potendo contare su una base di clientela sostanzialmente ingessata.
Purtroppo, la verita' e' che i clienti cambiano piu' volentieri il coniuge della propria banca.
Questo non perche' i clienti della banche "amino farsi del male", ma perche' il mercato dei servizi bancari e d'intermediazione finanziaria e' un mercato sostanzialmente oligopolista, governato da una sorta di monarca a vita il quale si e' posto come obiettivo prioritario il perseguimento della stabilita' del sistema (e dalla propria poltrona.).
Questo costa agli italiani miliardi di euro ogni anno, sprecati nell'inefficienza del sistema.

In questo contesto, si sta giocando in questi giorni la partita sull'ingresso maggioritario delle banche straniere nel capitale dei alcune banche italiane (BNL e non solo).
C'e' la solita levata di scudi e dall'altra parte chi parteggia per gli stranieri in nome della concorrenza.
Comunque vada a finire la partita, la concorrenza continuera' ad essere una chimera.
E' gia' stata dimostrato che gli stranieri che entrano in Italia (vedi Deutsche-Bank) si accomodano al tavolo rispettando le "regole" e non scomodando nessuno.
Salvo rarissimi casi d'innovazione nel settore (vedi Ing Direct) e' ben difficile che dalle banche straniere arrivi qualche vantaggio concorrenziale per gli utenti.
Cio' che probabilmente potrebbe essere piu' utile sarebbe il passaggio del controllo sulla concorrenza dalla Banca d'Italia all'Antitrust. ma qui si entra nella triste vicenda del DDL sul risparmio ed e' meglio non farci troppo male.
 
 
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