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Popolari Venete e non solo: la 'perdita teorica'
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L'antipatico di Anti Patico
27 agosto 2017 13:23
 
 Nel documento dell'iniziativa "welfare" con cui si "tutelavano" i soci che versavano in difficoltà (come già detto: prima rovinano i cllienti e poi li "tutelano"), iniziativa naufragata assieme a tutto il resto, le due ex popolari venete usavano il termine "perdita teorica" patita dagli azionisti.

Analogo discorso nell'offerta di transazione ai soci, dove si parla di importo offerto rispetto la "perdita teorica".

Sarebbe facile parlare ora che le due banche sono fallite, ed infatti non parleremo di ciò.

Parliamo di quando le azioni delle due banche sono state valorizzate a 0.1, prezzo al quale il Fondo Atlante è entrato nel capitale.

Se in quel momento un azionista avesse provato a domandare ad un'altra banca un prestito basato sulle azioni Veneto Banca oppure Popolare Vicenza possedute -a parte il fatto che quasi di sicuro non sarebbero avrebbero accettate a garanzia- le azioni sarebbero state valutate a 0.1. Ecco che la "perdita teorica" è diventata concreta.

Le perdite sono "teoriche", o "virtuali", solo quando si tratta di abbindolare il cliente addolcendo la pillola. E soprattutto per non farlo uscire dai prodotti di risparmio gestito.

L'idea delle perdite teoriche o virtuali è assai pericolosa perché il terreno da recuperare cresce in maniera più che proporzionale rispetto al terreno perso. Recuperare una perdita limitata è assai più agevole rispetto ad una perdita più vasta. 

Una perdita del 10% si recupera con un guadagno dell'11,11%, una del 15% con una plusvalenza del 17,65%. Se ci si trova a - 20%, per tornare al punto di pareggio occorre una perfomance positiva del  25%, mentre a - 30% serve un + 42,86% che diventa 100% in caso di posizione a – 50%. Diventa quindi importante evitare di raggiungere elevate percentuali di perdita.

Le perdite non sono mai virtuali
 
 
 
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