
Nel documento dell'iniziativa "welfare" con cui si "tutelavano" i soci che versavano in difficoltà (
come già detto: prima rovinano i cllienti e poi li "tutelano"), iniziativa naufragata assieme a tutto il resto, le due ex popolari venete usavano il termine "
perdita teorica" patita dagli azionisti.
Analogo discorso nell'offerta di transazione ai soci, dove si parla di importo offerto rispetto la "
perdita teorica".
Sarebbe facile parlare ora che le due banche sono fallite, ed infatti non parleremo di ciò.
Parliamo di quando le azioni delle due banche sono state valorizzate a 0.1, prezzo al quale il Fondo Atlante è entrato nel capitale.
Se in quel momento un azionista avesse provato a domandare ad un'altra banca un prestito basato sulle azioni Veneto Banca oppure Popolare Vicenza possedute -a parte il fatto che quasi di sicuro non sarebbero avrebbero accettate a garanzia- le azioni sarebbero state valutate a 0.1. Ecco che la "
perdita teorica" è diventata concreta.
Le perdite sono "teoriche", o "virtuali", solo quando si tratta di abbindolare il cliente addolcendo la pillola. E soprattutto per non farlo uscire dai prodotti di risparmio gestito.
L'idea delle perdite teoriche o virtuali è assai pericolosa perché il terreno da recuperare cresce in maniera più che proporzionale rispetto al terreno perso. Recuperare una perdita limitata è assai più agevole rispetto ad una perdita più vasta.
Una perdita del 10% si recupera con un guadagno dell'11,11%, una del 15% con una plusvalenza del 17,65%. Se ci si trova a - 20%, per tornare al punto di pareggio occorre una perfomance positiva del 25%, mentre
a - 30% serve un + 42,86% che diventa 100% in caso di posizione a – 50%. Diventa quindi importante evitare di raggiungere elevate percentuali di perdita.
Le perdite non sono mai virtuali.