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Risarcimenti per crack finanziari: tempus fugit… nei Tribunali
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L'antipatico di Anti Patico
20 aprile 2018 10:07
 
 Il Mattino di Napoli dello scorso 12 aprile ha riportato la notizia della Sentenza di Cassazione 9067 che ha parzialmente accolto il ricorso della Consob e ha rinviato alla Corte di Appello di Roma per la definizione del momento a partire dal quale l'organismo di vigilanza può essere ritenuto responsabile per omesso controllo sulla società di intermediazione mobiliare Professione e Finanza e l'agente di cambio De Asmundis, i cui titolari erano appunto i cugini Antonio e Guido De Asmundis.

La storia fece, ai tempi, molto scalpore perché i clienti erano particolarmente facoltosi.
Le indagini appurarono che l'impresa di investimento Professione e Finanza era stata costituita per occultare le perdite dello studio di agente di cambio.

I De Asmundis, via via che il buco si allargava, offrivano interessi sempre più alti -e ben più alti del normale- per accalappiare investitori, al punto che, a causa del crescente passaparola, i loro concorrenti diretti, agenti di cambio e imprese di investimento come anche le banche, iniziarono a perdere clienti che li lasciavano per andare dai De Asmundis che "davano molto di più".

Il crack risale alla primavera del 1996 e costò 400 miliardi di lire a circa 3.000 clienti.
Solo circa un centinaio tra essi resistono ancora e sono giunti quasi al termine del percorso giudiziario. Parliamo quindi di ben 22 anni fa, e non è ancora finita.

Ancora una volta si ha la dimostrazione che l'unico modo per evitare sorprese non sono i Tribunali ma la prevenzione. Molto spesso si risparmia per figli e nipoti, ma se non si presta attenzione, i figli e nipoti finiscono per ereditare non investimenti, bensì vertenze in Tribunale.
 
 
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