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Consob, ampliamo pure i poteri, ma a quando i doveri?
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Editoriale 
21 settembre 2004 0:00
 
Si e' fatto un gran parlare, e giustamente, dell'ampliamento dei poteri e dei mezzi della Consob, sebbene -come troppo spesso capita nel nostro Paese- non si sia ancora realizzato alcunche'. Cio' che non si e' neppure minimamente discusso e' l'ampliamento dei doveri della commissione, magari prevedendo specifiche sanzioni, anche solo disciplinari, per i dirigenti che non vi ottemperano.
Dobbiamo constatare che in tema di sanzioni la Consob non ha certo fatto un buon lavoro in questi anni.
Il caso, a noi noto, del MyWay-4You evidenzia in modo emblematico il danno per i risparmiatori derivante dal modus operandi della commissione.
Vari giuristi specializzati in diritto dell'intermediazione finanziaria (come ad esempio il prof. Filippo Sartori, dell'Università di Trento (si veda, ad esempio qui: clicca qui) hanno confermato che la progettazione di questi piani finanziari ha comportato numerose violazioni del Testo Unico della Finanza e dei regolamenti attuativi prodotti dalla stessa Consob. Perfino il dott. Fabrizio Tedeschi, ex direttore della struttura milanese della Consob ed ex responsabile della Divisione Intermediari della stessa, ha espresso un parere pro veritate (pubblicato qui: clicca qui) nel quale si evidenziano le plurime violazioni legate alla progettazione di questi prodotti finanziari definendoli "insanabilmente nulli".
In questa situazione, mentre la commissione svolgeva le burocratiche procedute che dovrebbero portare (speriamo) entro questo anno alle formali sanzioni, sarebbe stato sufficiente pubblicare sul sito della Consob una semplice comunicazione nella quale si ribadivano, in relazione a questi specifici piani finanziari, alcune delle piu' palesi violazioni dei principi di diligenza, correttezza e trasparenza espressi dall'art. 21 del Testo Unico della Finanza (TUF). E' evidente a chiunque che questa comunicazione avrebbe indotto il gruppo Monte dei Paschi di Siena ad un immediato cambiamento di rotta nella gestione delle migliaia di reclami che ha ricevuto per timore di dover affrontare migliaia di azioni legali avviate con la forza di una interpretazione autentica della Consob. L'Aduc ha chiesto in tutti i modi alla commissione di esprimersi pubblicamente in tal senso, magari con una di quelle "massime orientative" che di solito pubblica nel proprio sito. Ha perfino sollevato una questione formale relativa al piano MyWay, venduto dai promotori finanziari. Nel corpo contrattuale, infatti, non e' riportata la facolta' prevista dall'art. 30 comma 6 del TUF e quindi, ai sensi del comma successivo, questa omissione comporta la nullita' dell'intero contratto. La Consob ha rifiutato di esprimersi pubblicamente anche sulla corretta interpretazione di questa norma (cosa che permetterebbe a decine di migliaia di risparmiatori di pretendere immediatamente indietro i propri soldi). A chi giova questo silenzio?
E' possibile che la Consob non avverta la necessita' di esprimersi pubblicamente in relazione ad un caso di risparmio tradito che coinvolge un numero di risparmiatori piu' alto dei casi Cirio e Parmalat messi insieme?
Questa situazione appare un vulnus alla credibilita' ed all'autorevolezza della Consob nonche' alla fiducia dei risparmiatori nelle istituzioni che dovrebbero tutelarli. Per questa ragione, dopo aver chiesto con una lettera aperta del 1 Giugno scorso al presidente della Consob Lamberto Cardia di rispondere a otto quesiti tecnici in relazione ai piani MyWay e 4You, abbiamo inviato una nuova lettera aperta con la quale, sollecitando una risposta, ho comunicato che a partire dal 4 Ottobre prossimo avviero' una iniziativa nonviolenta di "digiuno di dialogo" consistente nell'interrompere ogni forma di alimentazione fino all'ottenimento di una risposta dal presidente della Consob.
Il caso "MyWay-4You" e' solo un esempio, sebbene molto emblematico, del modus operandi della Consob. La commissione non risponde mai, nel merito, agli esposti e alle domande inoltrate dai singoli risparmiatori. Risponde, spesso, alle domande inoltrate dagli intermediari finanziari e, talvolta, dagli addetti ai lavori.
Sara' opportuno che il nuovo DDL sul risparmio, se mai verra' licenziato dal Parlamento, preveda una definizione piu' chiara dei doveri che la commissione ha nei rapporti con i risparmiatori, a partire da quello piu' elementare, sancito anche dalla comune buona educazione che talvolta l'arroganza del potere fa dimenticare: quello di rispondere.
 
 
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